Calcoli il ROI della tua Formazione?

Qual e’ il ROI della formazione nella tua azienda?

Quando pongo questa domanda all’HR di turno, di solito come risposta ricevo silenzio e uno sguardo interrogativo a metà tra il “in che senso?” e il “ma il ROI della formazione non si può calcolare!”.

Ma procediamo per gradi, innanzitutto, che è sto ROI?

E perché è così importante da scriverci un intero post?

Ok, immagino tu conosca già il significato del termine, senza addentrarsi in noiose formule il ROI (Return on Investment) è un indice che ti dice se e quanto un investimento è stato profittevole.

ROI positivo => investimento

 

ROI negativo => spesa

 

ROI "non calcolabile" => ...il ROI è sempre calcolabile! Se non sai come farlo sono soldi buttati dalla finestra al 99,7%.

Di solito tendo a non scrivere articoli su argomenti “tecnici”, in questo caso faccio però un’eccezione per due motivi:

  1. Ben tre HR, solo nell’ultimo mese, mi hanno evidenziato un problema (di cui ti parlo fra poco)    

  2. Comprendere e implementare questo concetto ti farà risparmiare un mucchio di soldi e tempo e, se sei tu a scegliere i piani di formazione per il tuo Team, ti eviterà anche delle brutte figure con i tuoi collaboratori.

Il problema è questo: un HR “illuminato” (circa il 3% della categoria) prende sul serio il suo ruolo di “Risorse Umane” e, in questo contesto, si prodiga per proporre ai suoi colleghi i corsi di formazione che ritiene più utili e validi, in modo da semplificargli la vita e dargli degli strumenti utili sul lavoro.

Non di rado però, far percepire a queste persone quanto “formarsi” sia importante e utile, risulta un’impresa ai limiti dell’impossibile!

Si crea così uno scollamento tra chi compra la formazione (pensando di portare dei benefici ai colleghi) e tra chi invece deve usufruirne, che spesso considera queste giornate in aula più come una scocciatura e una perdita di tempo che come un’opportunità di averne un reale vantaggio.

La formazione è una spesa inutile o è un investimento?

Parlerò degli errori (sia da parte degli HR che da parte dei manager) che conducono a questa situazione in altri due post (l’argomento è troppo complesso per liquidarlo in poche righe), qui mi interessa riallacciarmi all’eterno dilemma: la formazione è una spesa inutile o è un investimento?

Su questa diatriba ho sentito discussioni di ogni genere e sui social - Linkedin in particolare - avrai notato che è facile incontrare due fazioni opposte.

La prima...

“la formazione è del tutto inutile, perché io nel 1979 ho fatto un corso sulle tecniche avanzate di proattività megagalattica presso le sorelle addolorate di Sant’Eufemio e non mi è servito assolutamente a nulla”

e la seconda...

“beh, c’è sempre qualcosa da imparare e che ti porti a casa da un corso, fosse anche la materia più inutile dell’universo e l’insegnante più scarso del mondo”.

Visto che mi occupo di formazione magari stai pensando che io parteggi più per il secondo gruppo, quello del “qualcosa ti porti sempre a casa”...in realtà non è così!

Nonostante dal punto di vista personale sia convinto che ci sia sempre da imparare e, anche dal peggior corso che ho frequentato, ho appreso qualcosa; quando si parla di aziende penso che sia meglio evitare di buttare risorse preziose per fare qualcosa che non solo è inutile, ma addirittura controproducente.

Addirittura controproducente Eugenio?

Esatto, proprio controproducente, perchè le risorse che stai sprecando per attività a ROI negativo ti mancheranno quando avrai l’opportunità di fare qualcosa a ROI positivo e perchè questa situazione degenera facilmente in conflitti tra le diverse aree aziendali, favorendo lo sviluppo di convinzioni “limitanti” che precludono l’apprendimento.

Calcoli il ROI della tua Formazione?

Calcoli il ROI della tua Formazione?

Ad ogni modo, ho già detto che questo sarà oggetto di altri post, quello che mi preme evidenziare adesso è il seguente concetto, che tu sia un HR o un Manager interessato alla propria crescita, prima di iniziare qualsiasi percorso di formazione chiediti:

  • Perché lo faccio? Qual è il problema specifico che voglio risolvere? No, aumentare la tua Leadership NON è abbastanza specifico!

  • Cosa mi aspetto di ottenere? Quali sono le competenze che voglio sviluppare? Le cose che adesso non so fare e che voglio acquisire? La formazione serve per cambiare qualcosa, se sei semplicemente curioso basta leggersi un libro!

  • Come verificherò il risultato ottenuto? Su quali parametri mi baserò per dire se avrò raggiunto il risultato sperato? Chiarisciti PRIMA le idee su cosa ti aspetti di ottenere e di come valuterai se l’hai ottenuto, ti assicuro che fa un’enorme differenza con l’andare in aula a “vediamo cosa mi racconta”.

Se non fai questo, magari stai facendo qualcosa di bellissimo e utilissimo, ma quel qualcosa NON È formazione, punto e fine del discorso!

Quando acquisti formazione, non dovresti comprare solo un corso, ma un RISULTATO desiderato!

Questo punto di vista può sembrare rigido e magari non sempre i contorni sono così facili da definire (soprattutto all’inizio), il punto è che, quando acquisti formazione, non dovresti comprare solo un corso, ma un RISULTATO desiderato, se non puoi calcolare il ROI come fai poi a dire se il risultato l’hai raggiunto o meno? (no! A “pelle”, “mi sono divertito”, “il trainer era coinvolgente” etc. non sono valutazioni utili allo scopo 🙂 )

Nei prossimi post parlerò più in dettaglio dell’argomento e spiegherò alcuni errori tipici degli HR e dei Manager quando si approcciano alla formazione, per il momento ti rinnovo la domanda:

Qual è il ROI della TUA di formazione?

 

Buone Mappe Mentali

Eugenio

Vuoi conoscere un nuovo sistema di insegnamento che ti accompagna passo per passo al raggiungimento dei tuoi obiettivi?

Leggi con attenzione il link sotto e lascia i tuoi dati a fine pagina

 ==> Time & Stress Mapping <==

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13 Responses to Qual e’ il ROI della formazione nella tua azienda?

  1. […] Si crea uno scollamento tra chi compra la formazione e tra chi deve usufruirne, che considera queste giornate pi  […]

  2. Alessandro ha detto:

    Quando torno in studio da un evento formativo e non ho acquisito una conoscenza in più sull'argomento di quelle che avevo prima, è tempo buttato! 

    A volte apprendi che cose che già conoscevi possono esserti utili a risolvere problemi che neanche immaginavi potessero essere risolti per quella via. 

    • Eugenio Olmetto ha detto:

      Ciao Alessandro,

      apprendere una conoscenza è del tutto inutile se non sai come applicarla.

      Il problema spesso risiede proprio in questo, troppa teoria e troppo poca applicazione sul campo.

      A questo si aggiunge il discorso se la competenza acquisita era quello di cui avevi bisogno, il detto "impara l'arte e mettila da parte" è sempre valido naturalmente, però è anche vero che le aziende hanno budget e tempi limitati, quindi quando investono in formazione non possono permettersi di fare qualcosa di "carino" o che magari prima o poi tornerà utile tra qualche anno.

      Ne parlerò in maniera più approfondita nei prossimi articoli

      Buone Mappe Mentali

      Eugenio

       

  3. Piero Ferrari ha detto:

    Argomento fondamentale e spesso "bypassato" dai formatori..

    Nelle mie docenze procedo sempre con una verifica iniziale e una finale (oltre ad omogeneizzare le conoscenze di base, glossari e termini specifici)

    curando anche la buona comprensione (credo sia alla base del ROI)

    e applicando "sempre" casi ed "esempi pratici" spesso proposti dagli utenti.

    Non è facile ma è l'unica "formazione" che conosco (meglio se poi integrata con un buon "addestramento" sul campo!     grazie

    • Eugenio Olmetto ha detto:

      Ciao Piero,

      grazie a te.

      I formatori ignorano l’argomento in maniera consapevole, perchè in questo modo possono deresponsabilizzarsi sulla reale efficacia del loro intervento evitando così un argomento spinoso.

      Quello di cui parli tu mi sembra un processo di “Customer Satisfaction”, è molto utile e dovrebbe far parte (spesso non è così) di una procedura standard nella formazione (non fosse altro per l’utilità che riveste per il formatore stesso).

      Il ROI lo può calcolare solo chi partecipa il corso eseguendo delle operazioni precise di analisi preliminare e verifica successiva alla formazione

  4. Speranza Boccafogli ha detto:

    Gent. Eugenio,  questione spinosa quella che proponi, soprattutto in questo periodo storico… mi occupo da oltre vent'anni di formazione ed i valori che la caratterizzano sono cambiati radicalmente passando dall'addestramento professionale alla costruzione di competenze strutturate… purtroppo a questa evoluzione non è corriptosta una pari attenzione da parte delle aziende che spesso la identificano con i corsi obbligatori per normativa cogente visti spesso come una grande perdita di tempo. Ma sarebbero molte altre le considerazioni da fare sul problema, invece alla tua sollecitazione rispondo che il ROI non è lo strumento più corretto perché non tiene conto del fattore tempo (1000 € oggi valgono più di 1000 € domani e se non attualizzo/capitalizzo non posso nemmeno confrontarli) e direi che nel caso della formazione i benefici siano di lungo periodo.
    Essendo un investimento, è meglio utilizzare il TIR (tasso interno di rendimento) o per lo meno abbinare i due indicatori.

    Aggiungo inoltre che il ROI senza un benchmark o un valore target con cui confrontarlo non dice nulla o comunque ti semplifica la realtà.

    Forse andrebbe messo a punto un indicatore apposito?

    Buona giornata

    Speranza

      

    • Eugenio Olmetto ha detto:

      Ciao Speranza,

      grazie per il tuo post che mi da l'opportunità di fare degli approfondimenti.

      Tu poni due problemi: uno legato all'indice per calcolare l'investimento e l'altro legato alle aziende.

      1) ROI o TIR o vattelapesca sono pippe mentali. Qui non si parla di complessi indici finanziari ma solo di capire se e quanto è stata profittevole la formazione che hai ricevuto, e questo lo fai sulla base dei parametri che tu hai deciso prima del corso essere importanti per te (ho usato ROI perchè è un termine riconosciuto e utilizzato nell'ambito della formazione)

      Hai l'abitudine di calcolare qual è stato il ritorno del tuo investimento in formazione? Se si, piano piano diventerai sempre più bravo e potrai trovare gli indicatori più adatti alle tue esigenze e a cosa ti interessa di più. Se invece NON lo fai stai buttando i soldi, perchè metti in aula persone che non sono motivate ad apprendere e a cambiare il loro modo di lavorare. 

      2) atteggiamento delle aziende, mi riallaccio a quello che dici tu per fare un paio di riflessioni

      "purtroppo a questa evoluzione non è corriptosta una pari attenzione da parte delle aziende che spesso la identificano con i corsi obbligatori per normativa cogente visti spesso come una grande perdita di tempo"

      La formazione "obbligatoria" (o calata dall'alto) NON funziona perchè il partecipante non è nello stato d'animo giusto, ho spiegato in maniera piuttosto dettagliata come funziona l'apprendimento in questo post: http://www.mappementali.net/2012/12/19/imparare-ad-imparare-le-3-a-dellapprendimento-di-tony-buzan/.

      Il punto è che, se lo ritieni inutile, sarà inutile, perchè se invece di stare concentrato per apprendere (quello che hai deciso prima che per te è importante imparare, vedi che si torna al "ROI"?) sei tutto preso a pensare:"che palle…ma chi c'ha voglia…ma a cosa mi servono ste cose qui…ma perchè questo mi deve insegnare a me come fare" etc. etc. la cosa NON può funzionare, va contro ogni logica legata all'apprendimento…NON SI PUO' INSEGNARE A CHI NON VUOLE IMPARARE, stampatevelo a fuoco nella mente.

      Lascia perdere le aziende "arretrate" (vai tranquillo che verranno comunque spazzate via dal mercato in tempi brevi) concentrati su quelle più avanzate e fai le attività necessarie a far capire perchè la tua attività è importante e offre del valore aggiunto all'azienda, stare a crucciarti sul "ma perchè non lo capiscono…, ma le aziende dovrebbero fare così…" è utile come lanciarsi da un aereo usando un ombrello come paracadute, ti sfracelli contro il suolo!!!

      Buone Mappe Mentali 🙂

      Eugenio

       

  5. […] il ROI?”…dunque, parlerò in maniera approfondita di questo argomento nel prossimo articolo, però ti anticipo una cosa, se non puoi calcolare il ROI NON stai facendo formazione, stai […]

  6. Giovanni Levi ha detto:

    Ciao Eugenio.

    Mi trovo sulla tua stessa linea di pensiero che condivido e abbraccio. 
    Anzi, è stata proprio questa idea che mi ha fatto lasciare l'azienda, in cui lavoravo,
    per il mio progetto personale.

    Il mio ex responsabile era molto attento ai ritorni degli investimenti nelle 
    formazioni e noi, suoi collaboratori, soprattutto negli ultimi 2 anni, dovevamo
    portare, assieme al progetto formativo anche un prospetto dei ritorni desiderati 
    dall'intervento.

    Credo, per esperienza, che sia sempre possibile individuare uno o più indicatori chiave
    da tenere sotto controllo per misurare le variazioni tra prima e dopo il Corso. E se gli indicatori non si trovano, questo è un primo campanello d'allarme.
    Come indichi correttamente tu, in realtà è già l'intenzione che sta alla base del
    corso che ti suggerisce "cosa" monitorare e anche se non sempre gli indicatori sono 
    assolutamente validi, certamente aiutano molto più che andare avanti alla cieca. 

    Questo consentirebbe, soprattutto in un momento impegnativo come quello che attraversiamo, di concentrare le proprie energie su contenuti e formatori realmente efficaci.

    Per questi ed altri motivi penso che sia estremamente importante la parte dell' Indagine dei Bisogni, proprio perchè è in questa fase che si può realmente comprendere, in modo chiaro, l'intenzione, o le intenzioni, a monte dell'offerta formativa e delle conseguenti scelte di docenza.

    Quei manager della formazione e delle persone che seguono già questa linea non hanno certo bisogno di sentirselo raccontare. 
    Più difficile è la diffusione di questo concetto presso la restante popolazione manageriale che non ha ancora pienamente compreso il potenziale (umano ed economico) di 
    cui potrebbe disporre.

    Credo sia compito di persone come noi quello di convincerle, con azioni concrete, con l'esempio, del contrario. 

    Grazie e buon lavoro.

    Giovanni

     

     

    • Eugenio Olmetto ha detto:

      Ciao Giovanni,

      grazie per il tuo feedback.

      Il lavoro grosso è quello di aiutare i partecipanti a capire quanto è importante arrivare con le idee chiare in aula, poi come ho ripetuto anche in un commento sopra, l'indice migliore lo si trova con l'esperienza, l'importante è che si inizi ad adottare questo tipo di "formae mentis".

      Buone Mappe Mentali

      Eugenio

  7. Eugenio Olmetto ha detto:

    Giuseppe su Linkedin mi scrive:

    "Buongiorno Eugenio, ho trovato il tuo articolo molto interessante, ma ho maturato qualche perplessità leggendolo. 

    Più precisamente quando parli di ROI calcolabile o non calcolabile. 

    Mi scuso se la domanda possa sembrare banale, io non ho conoscenze specifiche in questi ambiti. 

    Da quel che so il ROI è l'effettivo ritorno sugli investimenti, e se la formazione fosse considerata un investimento, come credo che debba essere, sicuramente ci sarà un ritorno, almeno nel medio o lungo termine. 

    La mia domanda è: assodato che un ritorno esista, come si potrebbe monetizzare, ovvero come trasformare conoscenze acquisite in capitale guadagnato? 

    Certo si potrebbero comparare i dati di crescita (o decrescita) negli anni, ipotizzando che la variazione sia dovuta al know-how acquisito, ma credo che sarebbe difficile separare i singoli fattori che hanno determinato tale variazione…

    Grazie a tutti per l'attenzione."

    • Eugenio Olmetto ha detto:

      Ciao Giuseppe,

      la tua domanda non è affatto banale e ben vengano i dubbi se possono aiutare a far chiarezza.

      Il mio punto di vista è questo: diamo anche per assodato che la formazione sia un investimento, bisogna rendersi conto che ci sono ottimi investimenti e investimenti che si traducono in soldi buttati nel cesso (perdonerai il francesismo :-)).

      Quindi come dici tu "assodato che un ritorno esista", la prima cosa da capire è che il ritorno potrebbe benissimo essere negativo e che quando questo accade è un vero e proprio boomerang che ti torna indietro, perchè la persona sviluppa (magari a livello inconscio) sfiducia nello strumento e risulterà meno propensa all'apprendimento in futuro.

      Ti porto un esempio di caso realmente accaduto, una volta mentre chiaccheravo con un potenziale cliente, mi dice che l'HR ha fatto fare dei corsi di formazione ad un suo uomo. Indago su quanto durava il corso etc. e lui mi dice, "senti parlane direttamente con lui che così ti fai spiegare meglio". 

      L'uomo era contento del percorso che aveva fatto e mi aveva detto che il trainer era molto bravo e coinvolgente, gli chiedo quindi dettagli sul lavoro che avevano svolto e qui la sorpresa:

      -) di cinque giornate di formazione non si ricordava gli argomenti trattati in 3

      -) quando gli ho chiesto come stava applicando quello che aveva imparato mi ha risposto: "ma sai è difficile portare nella propria realtà…bla bla bla" 

      Ora, com'è il "roi" di un progetto di questo tipo secondo te? Non credo ci sia bisogno di mettersi a fare complicati calcoli finanziari, o sbaglio?

      La confusione che molti fanno è che: quando si parla di ROI (probabilmente è il termine tende a sviare), tutti pensano a quanto la formazione incide sul fatturato o altri indici finanziari, ma non è questo il senso del discorso.

      Il senso del discorso è:

      – qual è il cacchio di problema che vuoi risolvere mettendo dei soldini in un corso?

      – quali sono i parametri che userai per giudicare se e quanto il problema è stato risolto?

      – quali sono i cambiamenti che mi aspetto di vedere dopo il corso?

      Non è così complicato, devi solo chiarire meglio i pre-requisiti e su cosa andrai a valutare il risultato, mica implementare complicate formule finanziarie.

      Mi riallaccio infine alla tua conclusione per offrire un altro paio di spunti di riflessione:

      "Certo si potrebbero comparare i dati di crescita (o decrescita) negli anni, ipotizzando che la variazione sia dovuta al know-how acquisito, ma credo che sarebbe difficile separare i singoli fattori che hanno determinato tale variazione"

      1) Il primo mito da sfatare è che il ritorno possa essere nel lungo periodo: se la formazione non produce cambiamenti nel breve periodo difficilmente ne produce nel lungo. Questo perchè, se non applichi immediatamente quello che impari, è praticamente impossibile che tu lo faccia dopo 3/6/9 mesi e così via.

      2) Il problema non è mai di know how acquisito, ma di know-how applicato, in sostanza quanto riesci ad apportare come cambiamento in quello che stai facendo, in parole povere, il problema NON è mai nella teoria, ma nella pratica (perchè prevede un cambiamento di abitudini consolidate).

      3) Non è difficile separare i singoli fattori di cui parli se li identifichi PRIMA di inziare il corso, è praticamente impossibile (oltre che inutile) se lo fai dopo.

      Buone Mappe Mentali 🙂

      Eugenio

      • Giuseppe ha detto:

        Buongiorno Eugenio,
        in realtà non avevo letto l'articolo su cui hai risposto, io facevo riferimento all'articolo che ho commentato inizialmente, dove veniva citato il ROI solo di sfuggita.
        Ti ringrazio di avermi indirizzato verso un articolo più specifico.

        Vorrei iniziare a discolparmi, dicendo che avevo preso alla lettera il discorso ROI, ti ripeto non sono molto esperto e quindi pensavo che il termine tecnico ri riferisse solamente alla formuletta, mentre ora ho capito che ti riferivi ad esso in maniera più estesa.

        Hai chiarito alcuni miei dubbi, ma devo dire me ne hai fatti sorgere altri, ad esempio:
        – Come poter determinare oggettivamente i parametri che mi aiuteranno a capire se il ROI è positivo o meno?
        – Se ogni ambiente di lavoro è differente, pur frequentando corsi specifici, come posso essere sicuro di poter poi utilizzare le conoscenze acquisite a mio vantaggio?

        Infine vorrei precisare che per ritorno nel lungo periodo, intendevo un ritorno economico significativo giustificato dalla formazione.
        Concordo sul fatto che i risultati e le conoscenze acquisite vadano applicate immediatamente, diversamente, a seconda dell'ambito aziendale, è difficile che abbia subito una crescita monetaria, ma potrei anche sbagliarmi.

        Per caso hai trattato in uno dei tuoi articoli, argomenti come il problem solving e tutto il processo che ruota attorno ad esso?
        Te lo chiedo perchè da quello che hai scritto sembrerebbe che tu usufruisca spesso di tali modelli.
         

        • Eugenio Olmetto ha detto:

          Ciao Giuseppe,

          rispondo alle tue domande:

          Come poter determinare oggettivamente i parametri che mi aiuteranno a capire se il ROI è positivo o meno?

          "Oggettivo" è un parolone, sta a significare che esiste una verità assoluta e io non la penso così. Inoltre ha senso per te porti questa domanda solo ed esclusivamente se compri della formazione per altri (ad esempio gli HR o i responsabili di team con budget da spendere), in questo caso dovrai fornire dei parametri di valutazione "oggettivi" per giustificare l'investimento. Non mi sembra sia il tuo caso (quindi sei nell'area pippe mentali) ma ti rispondo ugualmente: valuti il parametro di riferimento che è legato al problema specifico che vuoi risolvere con quel corso. Per esempio "Mappe Mentali PRO ti fa eliminare dal 23% al 54% di sprechi di tempo in una settimana dall'implementazione", hai bisogno di dati sul "prima" e di dati sul "dopo"…se non hai un parametro come fai a capirlo? Visto che mi sembri interessato alla formazione dal punto di vista personale secondo me devi ragionare in modo diverso, sostituire "oggettivamente" con "soggettivamente". Qual è il grosso problema che vuoi risolvere? Hai problemi legati allo stress, o al capo, o al parlare in pubblico…non ne ho idea, ma una volta che hai definito questo, ti chiedi: come farò a sapere se l'ho risolto? Sulla base di cosa deciderò se e quanto sono soddisfatto?

          – Se ogni ambiente di lavoro è differente, pur frequentando corsi specifici, come posso essere sicuro di poter poi utilizzare le conoscenze acquisite a mio vantaggio?-

          "il mio caso è differente" è una cazzata atomica (perdonami il francesismo), gli ambienti di lavoro NON sono differenti, ce ne sono di migliori e di peggiori ma tutti sono composti da persone con i loro problemi da sbrigare e relazioni da far girare. Sono le competenze tecniche che sono diverse, non quelle manageriali. Se vuoi fare il manager, dovunque andrai, dovrai saper gestire te stesso, le persone che ti assegnano, relazionarti con dei "capi", fare una presentazione, etc etc. Ne ho parlato in questo articolo: http://www.mappementali.net/2013/04/21/i-superpoteri-del-manager-moderno/

          Quindi Giuseppe,

          occhio a non perderti in un bicchier d'acqua, esci dalla logica che tutto debba essere perfetto fin dalla prima volta (è una delle cause più frequenti di procrastinazione), il processo di apprendimento avviene anche attraverso gli errori, ovvio che più sei preparato e specifico nei dettagli meno sarà la possibilità di commetterli ma ripeto, questa non deve mai essere una scusa per rimandare all'infinito. 

          Segui questo processo:

          1) qual è il cacchio di problema che voglio risolvere mettendo dei soldini in un corso?

          2) quali sono i parametri che userò per giudicare se e quanto il problema è stato risolto?

          3) quali sono i cambiamenti che mi aspetto di vedere dopo il corso?

          Buone Mappe Mentali

          Eugenio

  8. […] ho scritto un post sul perché è fondamentale calcolare il ROI quando fai […]

  9. Luigi Sghinolfi ha detto:

    Ciao Eugenio,

    articolo che condivido in pieno.

    Complimenti in particolarmodo per la chiarezza e per come vai dritto al punto.

    Il passaggio sul chiarirsi prima le idee sull'obiettivo e su come misurarlo prima di andare in aula è strategico.

    Molti fanno formazione a pioggia su tutti, magari finanziata (tanto paga qualcun'altro) ma pochi hanno un rapporto diretto e personalizzato alla crescita specifica dell'individuo.

    Se io non conosco il mio cliente difficilmente saprò dargli una formazione di qualità che porti dei reali e tangibili risultati.

    Se il mio cliente non conosce realmente le sue aree di miglioramento o se non sa dargli una scala d'impatto sulla sua vita o sulla sua impresa, difficilmente troverà la migliore soluzione formativa per lui e non riuscirà ad ottenere il migliore risultato (che è dato dalla risoluzione del suo principale problema).

    Che ne pensi ?

    Per quel che riguarda le mappe mentali, io personalmente uso Xmind 6 che ne pensi ?

    Vorrei saperne di più sul progetto Mappe Mentali PRO.

    Ciao e Grazie

    Luigi

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