Il I Pilastro di un corso efficace!
Recentemente ho scritto un post sul perché è fondamentale calcolare il ROI quando fai formazione.
Il mio post ha colto nel segno, infatti in molti mi hanno scritto per chiedere chiarimenti e cercare di capirne di più.
Purtroppo ho visto confermata la mia teoria (sigh) che in Italia si fa poca formazione e che, quando la si fa, spesso si fa a casaccio o strutturata in maniera inefficace.
Se è vero che qualche passo in avanti lo stiamo facendo, allo stato attuale l’Italia è un paese sottosviluppato quando si parla di cultura manageriale (e non solo purtroppo, doppio sigh).
Ma veniamo al dunque, come spesso accade quando si cerca una giustificazione alla NON AZIONE, invece di guardare la luna si ci si perde nel dito che la indica.
Quindi, invece di pensare al fatto che è necessario trovare un modo per valutare se e quanto l’investimento è stato profittevole ed efficace, si inizia a trovare tutte le ragioni per cui il ROI non si può calcolare..."È troppo difficile", "ma quale indice uso", "sarebbe più corretto usare l’indice tizio o quello caio", etc. etc.
Premesso che:
- Parte della confusione l’ho generata io usando il termine “ROI”, ho spiegato che non intendevo la formula finanziaria, ma non sono stato sufficientemente chiaro, quindi ribadisco che “ROI” è solo un modo semplice e conosciuto per indicare la necessità di calcolare il ritorno sull’investimento.
- Sei libero di usare l’indice che preferisci sulla base dei parametri che per te sono importanti.
- Non è detto, anzi a meno che si tratti di un corso di vendita o marketing direi che non è mai così, che il risultato si debba vedere in maniera diretta sul fatturato aziendale
- .....
Voglio comunque darti un suggerimento controintuitivo, se lo seguirai, ti farà risparmiare un bel po’ di soldi ed energie preziose.
È la risposta ad un quesito che gira spesso nel mondo della formazione e che ha a che vedere con uno dei “fattori” che renderebbero difficile da calcolare il ROI, ossia:
Come si gestisce un’aula ostile?
Chiunque studi un minimo di Public Speaking prima o poi deve affrontare il tema e su Linkedin recentemente ho visto una discussione in cui alcuni formatori parlano della soddisfazione di portare dalla tua parte chi inizialmente faceva il bastian contrario.....
Tutto bello per carità, però è una vittoria di Pirro, perché tutto il tempo speso a convincere quella persona non lo stai usando per insegnare, che è il motivo per cui l’azienda ti sta dando dei soldini.
Quindi la risposta alla domanda sopra è semplicissima, NON si gestisce un’aula ostile, bisogna lavorare per avere un’aula disponibile all’apprendimento!
Se in aula ti trovi persone ostili, significa che qualcosa nella preparazione del corso non è andata per il verso giusto, perché in aula ci deve essere solo gente motivata ad apprendere e migliorare non gente che deve essere convinta.
NON si può insegnare a chi NON vuole imparare
L’ho scritto anche diverso tempo fa, se non hai superato la fase dell’accettazione (la I A dell’apprendimento ), è meglio che tu stia in ufficio a cazzeggiare piuttosto che andare in aula a disturbare.
Quello che gran parte degli HR fanno è di allargare la formazione a più persone possibile.
Lo fanno (in perfetta buona fede) per molteplici ragioni;
-) dare un’opportunità a tutti
-) condividere qualcosa che pensano sia utile
-) non fare differenze tra le persone
-) omogeneizzare la cultura in azienda
-) non lasciare scontente alcune persone
-) …
L’intento è nobile, il risultato spesso disastroso.
La formazione non è né un diritto né un dovere.
La formazione sono degli strumenti che danno un vantaggio in prima battuta alla persona (che acquisisce delle competenze) e, solo in maniera indiretta, all’azienda (che usufruisce di queste competenze finché la persona resta in azienda)
Quindi deve esserci un patto tra dipendente e azienda;
io ti pago la formazione, tu ti impegni per andare in aula desideroso di imparare per portare dei Risultati.
BUONE MAPPE MENTALI
EUGENIO
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Bravo Eugenio,
purtroppo tutto quello che scrivi è MOLTO VERO!!!
Ho partecipato a parecchi corsi di formazione e ho sempre cercato di imparare qualcosa in più, ma tante volte ho trovato l'equazione FORMAZIONE = Tanto chiacchere non applicabili alla mia realtà. Per fortuna poi ho partecipato al tuo corso sulle mappe mentali, mi hai aperto gli occhi su come funziona il nostro cervello e su quanto è importante prepararsi in maniera adeguata per imparare a fare qualcosa di nuovo e di diverso.
Grazie 1000 per il tuo feedback Alberto,
rimani uno dei miei primi studenti preferiti 🙂
Buone Mappe Mentali,
Eugenio
Ciao Eugenio,
ritengo che l'optimum sarebbe avere solo gente motivata ad un corso di formazione professionale ma, dalla mia esperienza, solitamente almeno un elemento "negativo" c'è sempre.
Talvolta si manda una persona ad un corso per cercare di motivarlo e magari fargli comprendere la necessità di un cambiamento, anche se lui non ne ha voglia e ritiene il corso inutile.
Io penso che un bravo trainer deve cercare di lavorare anche su di lui per carpire la sua attenzione e stimolare la sua curiosità, ma ovviamente non deve spendere troppe energie in questa azione o rischia che il corso sia un insuccesso anche per gli altri partecipanti motivati.
Michele
ciao Michele,
qualcuno di negativo c’è sempre se non fai un lavoro di selezione preliminare di selezione e chiarimento del modo in cui lavori, sai bene che io lo faccio e, tranne proprio casi rarissimi, “rompiboccette” che vengono in aula con l’idea di NON imparare non ne trovo (ecco, adesso mi sono gufato e al prossimo corso pieno di persone ostili :-)).
Battute a parte, il punto che secondo me va corretto è questo:
“perchè motivare una persona con un corso di formazione?”
Per carità, capisco benissimo l’intento: “che figata, gli faccio fare questo percorso che a me è piaciuto un casino e mi è servito tantissimo e che sicuramente servirà anche a lui”…c’è però un PERO’ grosso come una casa: tu eri motivato ad effettuare un cambiamento, l’altro è motivato a NON effettuare un cambiamento, e quindi sai cosa pensa mentre gli proponi questo corso che gli cambierà la vita? “minkia che palle, ma non va già bene come lavoro adesso…ma perchè devo fare sta roba qui…e poi cosa ne sa il tizio del mio lavoro etc. ect.”.
La Formazione NON è un benefit, è uno strumento che ti do per fare dei cambiamenti (in meglio), se non hai voglia di metterti in discussione e cambiare, stai a casa che risparmiamo soldi e tempo.
In relazione al “bravo” trainer il discorso è complesso e io penso di essere un caso a parte, sicuramente molto diverso da una certa scuola di pensiero in cui si parla di coinvolgimento dell’aula, risposte alle obiezioni etc. etc.
Anche ammesso (e non concesso) che si possa motivare una persona a fare qualcosa che, inizialmente, non è interessata a fare…a me non piace farlo e NON lo faccio per due ragioni.
1) Vuoi venire in aula con me? Devi aver voglia di imparare come funzionano le Mappe Mentali e io ti insegno ad usarle. Non sei convinto? E’ del tutto legittimo! Se vuoi capirne qualcosa in più, mi scrivi oppure mi telefoni o, meglio ancora, ti leggi il blog e mi fai tutte le domande che vuoi (l’ho messo in piedi apposta)…ma lo fai PRIMA di venire in aula, se hai ancora dei dubbi, stai a casa che tanto sprechi soldi e tempo. Perchè il tempo in aula è limitato, ogni secondo che spendo per convincere qualcuno della bontà e utilità dello strumento, poi non lo posso utilizzare per far fare esercizi, che è il grosso ostacolo da superare nell’apprendimento (non è mai un problema di capire la teoria, ma di come portare questa teoria nel pratico).
2) personalmente trovo molto più gratificante insegnare che motivare :-).
Buone Mappe Mentali
Eugenio
[…] il I pilastro di un corso ben riuscito è uno studente motivato, il II è un insegnante […]
Sai cosa ti dico Eugenio…..non sono d'accordo per niente!
Insegnare è anche motivare (non dirmi che non incoraggi chi non riesce subito ad applicare il metodo e si scoraggia.)
Inoltre nella mia esperienza il rompi… normalmente muove obiezioni che l'entusiasta non ha il coraggio o la volontà di manifestare, e le risposte che il formatore da, spesso sono spunto di riflessione per l'intera classe.
In un gruppo poi non c'è solo l'ostile, ma anche il timido, il so tutto io, l'entusista che spara domande a raffica, il pensatore a voce alta e potrei continuare per pagine e pagine….che si fa si eliminano tutti e si accettano solo gli studenti modello?
Il formatore ha il preciso compito di esercitare il controllo della "sua" classe gestendola per raggiungere l'obbiettivo indipendentemente da chi sitrova di fronte. Il che non esclude, anche se è un evento estremamente estremamente raro, di prendere da parte il rompic…e cortesemente digli che ho cambia atteggiamento o quella è la porta. Personalmente non mi è ancora capitato ma riconosco che da me arrivano liberi professionisti e pochissimi dipendenti a cui la formazione viene imposta.
Ciao Simone,
grazie per il tuo feedback.
Ho una notizia buona e una cattiva.
La buona è che, se dovessimo fare un sondaggio tra i formatori su chi ha ragione tra noi due, vinceresti con una maggioranza bulgara.
La cattiva è che purtroppo la maggior parte dei formatori in Italia sono degli scappati di casa che non sanno assolutamente niente di insegnamento, e che quindi hanno un approccio dilettantistico alla professione.
Tutti i profili di cui parli tu sono il sintomo di un corso organizzato e gestito male.
Se vieni in aula e hai bisogno di “essere motivato” c’è un grosso problema, stiamo perdendo tempo e lo stiamo facendo perdere a chi invece è già motivato.
La fase di “motivazione” infatti va fatta PRIMA di venire in aula, non DURANTE.
Questo perché le risorse sono limitate e, ogni minuto che passo a “convincere” te della bontà della mia soluzione, non ce l’avrò poi per insegnare.
Con me per esempio non esistono persone timide in aula, come mai?
Perché anche quelli un po’ più riservati si sentono in una zona protetta, in cui sanno che ognuno è autorizzato a sbagliare e che NON verrà giudicato…facilitare l’apprendimento di tutti, questo si che è compito del formatore.
La Formazione è un percorso di risoluzione di problemi attraverso l’acquisizione di competenze specifiche.
Quindi l’unico profilo che deve esistere in aula è:
“io sono l’alunno e voglio risolvere questo problema, tu sei il maestro e mi insegni come si fa”.
Questo non significa che non si possano fare domande, anzi è esattamente il contrario, più domande si fanno e meglio è.
Cacchio i miei corsi live sono esclusivamente esercizi, feedback e domande
Attenzione però che, come ho spiegato in più di un’occasione (http://www.mappementali.net/2012/12/19/imparare-ad-imparare-le-3-a-dellapprendimento-di-tony-buzan/),
ci sono domande che ti avvicinano all’obiettivo e domande che servono solo a trovare una valida ragione per non applicare.
Ma le uniche domande che io accetto in aula sono quelle legate alla seconda A dell’apprendimento: Applicazione.
In sostanza: “come si fa questa cosa?”
Rispondere in aula alle domande sulla prima A dell’apprendimento (ACCETTAZIONE) è un modo stupido di lavorare, da dilettante appunto.
Perché se tu sei convinto che quella cosa li “non ti serve“, hai voglia a perder tempo ed energie a spiegare perché ti serve.
Perché se tu sei convinto che quella cosa li “non funziona“, hai voglia a perder tempo ed energie a spiegare perché funziona.
Perché se tu sei convinto che quella cosa li “non la puoi imparare“, hai voglia a perder tempo ed energie a spiegare che la puoi imparare.
Senza contare che spesso queste domande nascondono una ragione più profonda che é:
“io non c’ho un caxxo di voglia di sbattermi, perché quello che mi vuoi insegnare mi costringerebbe a cambiare completamente le mie abitudini…e quindi cerco una scusa valida che mi autorizzi a non farlo”
Ma come fai a garantire il raggiungimento di un risultato specifico al cliente, se questo obiettivo non coincide con quello delle persone che vengono in aula?
Poi per carità, ognuno lavora come crede, ci sono contesti in cui la mia procedura è più difficilmente applicabile (es. tutta la formazione obbligatoria sulla sicurezza etc.) e chi ha la pazienza di stare dietro ai “polemici” ha tutta la mia stima.
Ma io da quando faccio selezione all’ingresso, sono più felice io e sono più felici i miei clienti
Buone Mappe Mentali
Eugenio
PS: a scanso di equivoci, se uno ha dei dubbi su quello che insegno, è perfettamente legittimo e può farmi TUTTE le domande che ritiene necessarie!
Ma lo deve fare PRIMA dell’aula, magari usando questo blog.
Una volta che decide di venire in aula si lavora e non si perde tempo a filosofeggiare, questo è come lavoro io e finché non ricevo feedback negativi in merito dai miei clienti non lo cambio di certo 😉
Ciao Eugenio grazie per la risposta,
Secondo me sottovaluti molto la natura della materia che insegni, che ti consente determinate "libertà".
Io adoro le mappe mentali e non ci ho messo molto a capire che il sistema poteva essermi estremamente utile in tantissimi ambiti del mio lavoro; pensa che le sto anche utilizzando con mia figlia dislessica con enorme soddisfazione. Ma è comunque una materia molto specifica che non chiama in causa la conoscenza di altre discipline (anche se può influenzarle) e che non necessita di competenze pregresse, afferrata la teoria si tratta "solo" di imparare a metterla in pratica nei diversi ambiti.
Nella mia esperienza la questione è diversa, affianco studenti universitari a professionisti affermati in discipline affini e/o complementari, quindi una platea non omogenea, per apprendere un software, (ma soprattutto un sistema di lavoro) che nel campo delle costruzioni è rivoluzionario quanto le mappe mentali, e le differenze di esperienza sul campo si fanno sentire eccome, da qui i diversi profili che emergono.
Nonostante questo, di solito entro la prima pausa caffè tutti chiaccherano tra di loro senza più barriere psicologiche, perchè?, perche io ho saputo fare il mio lavoro e mettere tutti a loro agio. L'apprendimento in aula a questo punto è uno spasso per loro e per me che pur incarnando un ruolo ben definito ricevo stimoli ( si, anche dal rompic) che mi permettono di rendere le lezioni estremamente interattive (anche nella mia aula si lavora sodo fidati).
In utimo una considerazione che vuole essere un pò provocatoria in risposta alla tua iniziale sui corsi organizzati e gestiti male, di cui, chiarisco subito, ho afferrato perfettamente il senso e non mi sento per nulla offeso.
Un corso che non preveda il tempo di gestire i diversi profili dei partecipanti oltre che permettere il raggiungimento degli obbiettivi è un corso organizzato/gestito male fin dal concepimento.
Comunque grazie per il confronto, come avrai intuito adoro discutere di questi temi e ritengo lo scambio di esperienze sempre costruttivo.
Simone
PS: Se mai troverò il tempo di partecipare ad uno dei tuoi corsi in me troverai uno studente motivatissimo!!! 😉
Ciao Simone,
grazie a te per lo spunto che mi hai dato.
Il mio ragionamento è legato all’insegnamento di soft skills ovviamente, da quel che ho capito tu ti occupi di hard skills (imparare ad usare un software).
Ci sono delle differenze sostanziali.
Perché un conto è dire: “oh ragazzi, abbiamo comprato Sw X e tocca imparare ad usarlo”, un altro discorso è:
“ragazzi ho pagato un tizio che vi insegnerà a pensare in maniera diversa, più veloce e più efficace”…capisci che, anche se sono reticente, un software prima o poi imparo ad usarlo, anche se all’inizio mi metto sulla difensiva…sul modo di pensare è un po’ più complicato di così.
Anche il livello di tensione è diverso, perché non ci si mette in gioco come persone ma semplicemente si cerca di imparare una competenza specifica.
Ti ripeto, è diverso dire: “clicca qui e si apre il menù a tendina” rispetto a “parlami del problema che stai affrontando con il tuo capo e come questo ti sta rovinando i rapporti in famiglia”.
La complessità e il peso delle emozioni in ballo sono troppo grandi per non gestirle prima che si arrivi in aula.
Infatti il grande equivoco è questo, non ti sto dicendo che non gestisco i polemici o gli scettici, ti sto dicendo che li gestisco PRIMA di arrivare in aula.
Diciamo che un giorno tu venga ad un mio corso, preferiresti trovare metà classe che deve essere motivata ad applicare quello che insegno? Perdendo tempo ed energie preziose in domande futili e inutili?
Oppure preferiresti dedicarti al 100% ad applicare quello che insegno in modo da imparare il più possibile mentre siamo insieme?
Sono sicuro che è la seconda che ho detto, perché io mi infastidisco molto quando vado in aula (come studente) e c’è il pirlone di turno che disturba la lezione perché non c’ha voglia, o perché ha bisogno di attenzioni, o perché vuole dimostrare tutte le valide ragioni per cui quella cosa non funziona per lui…capisci?
E quindi, mi sono chiesto, “cosa posso fare per dedicare il mio tempo all’insegnamento e NON alla gestione delle obiezioni?”
La risposta è stata, “beh, per esempio potrei chiarire PRIMA quali sono le regole“.
Ho iniziato a scrivere il blog anche per questo, se leggi ci sono tantissime risposte legate al: “perché dovrei usare le Mappe Mentali nel mio lavoro”.
Solo che i risultati si ottengono facendo, non dando spiegazioni, questa è la ragione per cui ho impostato il sistema in questo modo.
Tra l’altro all’inizio il mio era solo un consiglio, poi è successa una cosa che mi ha portato a farlo diventare obbligatorio, ma magari sta storia la racconto un’altra volta 🙂
Buone Mappe Mentali
Eugenio
PS: hai fatto bene a non offenderti Simone, non era quella la mia intenzione.
Critico sempre il sistema di lavoro, mai la persona…solo per il fatto che siete dei Mappers per me fate parte della mia tribù.
E’ che come stile sono molto diretto.
Se un giorno deciderai di DEDICARE il tuo tempo (perché il tempo NON si trova, si dedica ;-)) per venire ad un mio corso, te ne renderai conto. Non faccio troppi giri di parole ma penso di essere anche molto umano, mi piace dire le cose come stanno ma cerco di evitare di sparare giudizi sulla persona.
Ciao Eugenio,
Il realtà il discorso è un pò più complesso perchè il software in questione è lo spunto per imparare un nuovo sistema di progettazione (mai sentito parlare di BIM ?) che al momento come ti dicevo rappresenta una "rivoluzione" nel mondo delle costruzioni; si tatta quindi per usare il tuo approccio di dire a uno che è 30 anni che lavora in un modo che è ora di darsi una mossa e di rivoluzionare tutto il sistema di lavoro. Credo quindi che le due realtà non siano così distanti….
Per quanto riguarda il tempo hai ragione mi sono espresso male…diciamo che sei nel quadrante importante non urgente….;) o se preferisci sei in programma…:)
Lo stile diretto è l'unico che concepisco e come ti dicevo avevo capito perfettamente lo spirito…
Ti aguro buone feste e spero di incontrarti presto di persona.
Ciao Simone,
in questo caso, se ho capito bene, sei ancora nella fase in cui stai “vendendo” la tua soluzione.
Anche se la vendita è a tutti gli effetti una consulenza specializzata, non si tratta di insegnamento perchè sei ancora nella prima A: “Accettazione”.
In pratica le persone che hai davanti devono accettare che la cosa che stai proponendo funzioni e gli serva, è normale quindi che abbiano tutta una serie di resistenze che tu devi aiutare a risolvere.
Prima o poi ci si beccherà 😉
Buone Feste anche a te
Eugenio